giovedì 20 marzo 2014

ISTRUZIONI PER L'USO - PARTE 1


Dal principio ...

Con la prima figlia ho assistito all'unica lezione del corso pre-parto della mia vita. Tra l'altro, se non ricordo male, mia moglie non lo ha finito, Viola è arrivata prima. Con la seconda, Dorotea, abbiamo fatto tutto senza corso. A parte questo, dell'unica lezione che ho seguito non mi ricordo nulla se non un piccolo dettaglio sottolineato per bene dalla ginecologa che teneva il corso: "Padri, quando arriva il momento, se non ve la sentite, chiamate l'ambulanza e fatevi venire a prendere per andare in ospedale. Il momento del travaglio può essere uno shock e potreste non riuscire a guidare"

Ma di cosa stava parlando? E' così terribile e delirante il momento in cui la tua signora ti avverte dell'imminente arrivo? Si prospettano scene di isterismo di massa tipo l'avvento degli UFO? O qualche catastrofe naturale come l'arrivo di un meteorite o l'armageddon?

Primo giro. Ore 6.00 del mattino di una domenica di fine novembre: è il momento! Mia moglie mi mostra le prove. Sono rimasto immobile a letto per qualche istante, un po' titubante ed un po' sognante. Quello che non ho visto sono state scene isteriche o altro. Per passare un po' il tempo prima che arrivino le contrazioni giuste consiglio di munirsi di macchina fotografica o telefono ed immortalare le facce della vostra compagna e le vostre. Si fanno un sacco di risate col senno di poi.

Cosa facciamo e cosa non facciamo, a metà mattina dritti in ospedale con la speranza di non essere ricacciati a casa col classico "tornate fra qualche ora". E' stata un po' lunga, la bimba è arrivata che quasi erano le 19, ma tutto bene: due braccia, due occhi, due gambe, respira, piange ... ok tutto nel posto giusto. Voto alla madre 10. Voto al padre ... beh 8. Non mi do il massimo perché quasi alla fine sono caduto in tentazione. Ho provato a dire una piccola frase di conforto a mia moglie, tra l'altro poco prima di entrare in sala parto: "Da che manca poco". Mi ha mangiato la testa! Ecco, un consiglio. Durante tutto il travaglio siate il più invisibili e servizievoli possibile. Ubbidite, portate le borse, fate quello che vi chiede l'ostetrica e rendetevi utile sorreggendo la vostra donna durante le contrazioni. Il resto è tutto a vostro sfavore: non parlate se non richiesto, non muovetevi se non richiesto, non fate nulla se non richiesto. Ricordatevi che voi non contate. 

Poi comunque tutto torna normale, non preoccupatevi.

Secondo giro. Molto più liscio. Ore 18.30 circa di un venerdì di fine luglio, di ritorno dal lavoro, ci siamo. Ore 21? Non mi ricordo con precisione, comunque, alla velocità della luce è nata la seconda. Mia moglie era ancora vestita e con una spinta quasi me la faceva in macchina! Sai poi a pulire? Comunque anche qui foto foto foto ... e a seguire le guardi ridendo. Tutto bene. Solito: due braccia, due occhi, due gambe, respira, piange ... ok tutto nel posto giusto. Voto alla madre 10. Voto al padre ... beh 11. Questa volta la perfezione in persona. Persino nel tragitto da casa all'ospedale ho guidato come richiedeva la regina del castello. Frena ... vai pure ... frena .... vai pure. Qui mi sono guadagnato l'11.

Riassunto: non è una tragedia e tutto viene naturale. Ovviamente escluso complicazioni, sia chiaro. Munirsi di: macchina fotografica/cellulare e pazienza. Mi raccomando lasciate a casa l'orgoglio e le idee strambe, non vi servono.

Saluti.

Simone Gavana

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giovedì 13 marzo 2014

COGLIERE L'ATTIMO


Carpe diem ...

Letteralmente significa "cogli il giorno", ma interpretazioni libere hanno portato a "cogli l'attimo". Wikipedia suggerisce che la traduzione più appropriata è "vivi il presente", non pensando al futuro. Il tempo più in generale ci sfugge, mi sento di dire che il succo del discorso sia questo. 

Oggi mi voglio soffermare con qualche riga del mio blog su di un argomento che in questo periodo mi sta particolarmente a cuore, il tempo ed i figli.

Oggi ho riflettuto un po' su queste due parole e mi sono accorto che il binomio tempo-figli ha un legame molto forte e lo si può ritrovare in svariate occasioni: ci vuole del tempo per avere dei figli, i figli hanno bisogno del tuo tempo, il tempo passa ed i figli crescono. Potrei andare avanti, ma credo di aver reso l'idea.

I figli hanno bisogno del tuo tempo; lo richiedono, ne hanno bisogno e non dare loro attenzioni è come non dare loro da mangiare. Stasera, mentre mi allenavo, per evitare di pensare alla fatica della corsa mi sono messo a fare quattro conti. Mia figlia, la maggiore, ha quattro anni e quattro mesi; giorno più giorno meno sono 1600 giorni. Mediamente, dal lunedì al venerdì, tra il tempo dedicato a portare la bimba all'asilo e quello che passa dal mio ritorno a casa dal lavoro all'ora della nanna, passo circa un'ora con lei. Nel week-end circa cinque ore. Facendo altri quattro conti, da quando è nata ho passato con lei circa 160 giorni. E' come se la vedessi una volta ogni dieci giorni. Come se fossi divorziato da mia moglie e dovessi tenere le figli ogni due fine settimana. Pazzesco!!!

Certo si deve lavorare, i figli devono crescere, andare a scuola, conoscere altre persone e non si può sempre stare insieme. Anche perché a volte noi genitori potremmo anche impazzire dopo un po''. Comunque, se ci riflettete, è veramente un tempo ridotto all'osso.

Quando torno a casa la sera mi rendo conto della fatica che provo a fermarmi cinque minuti a giocare con lei. A volte i cartoni animati sono miracolosi per i genitori. Ancora più faticoso è la mattina del sabato o della domenica, quando dopo una notte insonne a causa della figlia piccola, la grande si sveglia presto e mi chiede di andare a giocare in sala. Spesso, con fatica, lo faccio e poi mi perdo nei giochi con lei.

Concludo tornando a "carpe diem". Anche se il ragionamento ha molto del qualunquistico, i figli crescono in fretta. Presto, non tanto spero, sarò io padre a doverle cercare non più loro che cercano me. Nessuno può definirsi un genitore perfetto, nessuno credo che tornando a casa stanco dal lavoro riesca sempre ad essere un genitore modello, ma cercate di cogliere ogni attimo che i vostri figli vi vogliono dedicare, perché sono parte di voi stessi ed il loro tempo è anche il vostro. Non perdetelo, coglietelo.

Chiudo ... buona notte.

Simone Gavana  

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venerdì 7 marzo 2014

CAMBIAMENTI


Commenterò un articolo che ho letto oggi ...

Nel pomeriggio sono incappato in un articolo riportato sul sito www.vitadamamma.com dal titolo "Come cambia la vita con un figlio: 47 cose che nessuno ti confessa". Non starò a tediarvi commentando tutti i 47 punti, ma alcuni mi sono sembrati interessanti e benché fossero diretti al genere femminile, penso di poterli riportare al caso paterno.

"Cominci ad avere più paura, perché si hanno maggiori responsabilità, verso questo piccolo esserino e verso se stessi". In quasi 5 anni mi sono accorto di pensare sempre meno a me stesso ed ogni giorno di più alle mie figlie. E' naturale, ti viene da dentro: è come quando dicono che ci sono quelle esperienze extra-corporee. Pensi incondizionatamente al bene di tuo figlio, come se la tua anima fosse sempre lì con loro. Oggi in particolar modo mi sono accorto di provare molta ansia e paura. 

"Vedi i genitori con occhi nuovi, diversi, assapori l'essere madre o padre, rivaluti questo ruolo". Non ho mai pensato a me come padre fino al momento in cui mi ci sono ritrovato. Ho sempre avuto paura a prendere in braccio i piccoli degli altri, finché sollevando la mia piccola tutto è sembrato naturale. Non diventi padre o madre, lo sei già ... devi solo ricordartelo.

"Sei più emotiva, più sensibile. Riesci a piangere per cose per cui prima non avresti mai pensato". Mi sono sempre chiesto cosa volesse dire piangere di gioia o a causa di un'emozione diversa dal dolore che sia fisico o morale. Nel momento in cui la vita prende forma e la vedi con i tuoi occhi tutto ciò che era non è più come prima e le emozioni cambiano e ne nascono di nuove, fino a farti capire quello a cui non arrivavi prima.

"Scopri ogni giorno qualcosa di nuovo, anche le pietre, o le formiche, sono una creazione misteriosa!". Mi sono sempre ritenuto una persona, un professionista, pronto ad apprendere cose nuove e sempre aperto a nuove esperienze. Mi sbagliavo. Provate voi ad apprendere qualcosa quando il tuo spirito è una tabula rasa e non dopo anni di corruzione, tutto risulta meraviglioso e se è una persona di pochi anni a fartelo capire il mondo ti appare sotto sopra.

"Scopri che il letto non è matrimoniale, ma familiare, come le auto". Il mio è a 4 piazze e secondo me ce ne stanno ancora due comodi. Chi vivrà vedrà.

"Non ti importa perdere la finale di Sanremo il sabato sera, perché i Teletubbies sono molto meglio di Albano". Giuro che non ho mai visto Sanremo in vita mia e che le mie figlie non hanno mai visto i Teletubbies in vita loro e mai li vedranno. Però per colpa della mia prima figlia ho perso il momento in cui hanno proclamato la vincitrice di Italian's got talents prima edizione. Non lo scorderò mai.

"Tronchi i rapporti con qualcuno, cosa che avresti dovuto fare già un po' di tempo prima". Non ho mai voluto troncare i rapporti con nessuno, non mi sembra di aver nemici. Purtroppo trascuro i miei amici.

"Impari che restare soli in bagno per 5 minuti è un'esperienza impagabile". Per 5 minuti di tranquillità non so cosa darei, ma passati quei 5 minuti mi chiedo perché non sento più nessuno.

L'articolo va avanti con altri aforismi sulla falsa riga dei virgolettati che ho commentato. Non vado oltre, è sufficiente quello che ho scritto. Ringrazio www.vitadamamma.com per lo spunto.

Notte.

Simone Gavana

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martedì 4 marzo 2014

SI RITORNA



Fine della giornata ...

Eccoci di ritorno da una giornata di lavoro. Normalmente ritorno a casa dopo mia moglie, lei lavora vicino, io a circa mezz'ora di macchina. Recupera le figlie e mi aspettano a casa. E comincia la seconda giornata di lavoro.

E già, una volta tornati a casa comincia la giornata lavorativa più faticosa ed impegnativa. Lo scopo è mettere a letto le due belve sani e salvi riuscendo anche a ritagliarci qualche istante sul divano prima di andare a letto. E' quasi come un gioco della playstation.

Sceso dalla macchina ed aperto il portone di ingresso del palazzo, avvicinandomi al primo gradino delle scale che mi portano a casa, dai rumori che sento in lontananza posso già prepararmi all'accoglienza che mi aspetterà. 

Il sogno c'è sempre comunque, soprattutto quando salendo le scale non sento niente, neanche un sussurro. Bambine dai nonni, moglie che mi aspetta in cucina vestita solo delle sue scarpe col tacco rosse. Ovviamente il tutto scompare come una bolla di sapone appena varcata la soglia di casa.

Mi preparo alla tragedia quando sento urla da una parte e dall'altra della barricata: moglie e figlia che si sfidano. Contornate giustamente dalla piccola che piange dalla fame. Mi fermo davanti alla porta, faccio un respiro profondo, dico una preghierina, giro la chiave della serratura .... e corro in bagno per evitare le urla che volano.

C'è anche l'opzione serata tranquilla. Entro guardingo, mia figlia mi saluta, mia moglie mi saluta, la piccola mi sorride. Questa sera si prospetta liscia come l'olio. A volte, però, qualche sorpresa ci può stare. Un piccolo capriccio può spezzare l'armonia, ma è di poco conto.

Normalmente, invece, non vengo salutato dalla grande che è impastata davanti ai cartoni (neanche nelle mie serate peggiori al rainbow o all'alkatraz ero così alienato come mia figlia davanti ai cartoni), la piccola sta rognando perché ha fame e mia moglie prepara da mangiare. Finiscono i cartoni, si mangia, si fa il bagno ... e tutte e due a nanna. Silenzio, pace, letto ... routine, ma come farei senza ...

... e poi comincia la notte, ma questa è un'altra storia già raccontata. 

Simone Gavana

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