giovedì 22 maggio 2014

AVANTI


Si va avanti ...

Il tempo non è altro che un modo, un metodo, che gli essere umani hanno inventato per misurare e determinare il susseguirsi degli eventi. Il tempo, per come lo conosciamo noi e per come lo viviamo noi, può solo essere vissuto in un'unica direzione. Non si può arrestare, non è percorribile nel senso opposto. Può essere rivisitato, ripensato, rimuginato, rimpianto, ricordato. E' inesorabile ed inarrestabile. 

Il tempo passa velocemente, avrò sentito questa frase mille volte. Da quando sono padre avrò pronunciato questa frase mille volte.

La dimostrazione di quanto sia vero il detto è davanti ai miei occhi tutti i giorni. I figli crescono alla velocità della luce. La grande mi chiama "ehi bello!!!", la piccola gattona. La grande si arrabbia se provo ad asciugarla dopo il bagno, la piccola si arrabbia se non la lascio giù per i fatti suoi. Le domande sono sempre più difficili da soddisfare e complesse per come sono articolate. Ed a volte ci si trova davvero in difficoltà a rispondere.

La grande chiama il suo amico "fidanzato": ma come, di già? La piccola sta uscendo dal tunnel degli ospedali. Sembra ieri che guardavo Magenta dalla finestra della camera di un ospedale. Sono contento di vederle crescere. 

Ci sono comunque delle tappe fondamentali, inconfondibili, che segnano il cammino. La nascita, il primo dente, la prima parola, quando cammina, il primo giorno di asilo. Vederle crescere ti rende felice, soddisfatto, contento, sereno. Ho scoperto che nella vita non è facile essere sereni, ma vederle fare i loro passi mi rende felice. E' una felicità semplice, senza grosse pretese, senza materialismo. Ti da un senso di completezza. 

La cosa più bella è che i passi in avanti sono si tanti, ma piccoli ed uno alla volta. Ti permettono di goderteli poco per volta.  

Di contro c'è che i genitori crescono anche loro, si stancano più facilmente e spesso si trovano in difficoltà col figlio che fa passi da gigante nella vita. Non è facile stargli dietro. L'unica cosa che mi sento di dire ai genitori in difficoltà è di essere se stessi e di godersi i figli e le loro vittorie. Non forzateli, conduceteli per mano seguendo ciò che amano. Non disperate se non li capite, siete stati anche voi ragazzi, arriverete al punto di incontro. I figli hanno sempre bisogno dei genitori ed i genitori dei figli.

Il tempo scorre inesorabile ed i gradini da salire sono ancora tanti. Forse mi tremano un po' le gambe a pensare al futuro delle mie figlie. Forse non sono pronto per affrontarlo. Forse non sono così forte come si aspettano. Forse tante altre cose. Cosa fare allora? Mollare tutto? Non potrei mai; morirei senza di loro. 

Essere se stessi e vivere. Niente di più. Non ho altro da aggiungere.

Saluti.

Simone Gavana

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venerdì 2 maggio 2014

CLAUSTROFOBIA


Senso di oppressione in spazi piccoli ...

Scena interna: stanza di ospedale, chiusi dentro senza possibilità di uscire, vedere uscire ed entrare persone, tua figlia che ti indica con insistenza la porta. Non puoi fare nulla.

Ogni tanto qualche infermiera entra e fa trangugiare a tua figlia qualche intruglio che chissà che effetto avrà!? Alle 10, alle 14, alle 16 ... 20 ... 22 ... 24. Nessun pensiero, nessun desiderio. Stringi a te il suo corpo stanco e la culli.

Arriva tua moglie, vi dividete la follia che aleggia nell'aria. In gioia ed nel dolore ci si era promessi. In salute ed in malattia. Le promesse si mantengono. 

Passano i parenti, i genitori che ti sostengono, che ti raccontano, che sanno cosa vuol dire soffrire per un figlio. Ma se ne vanno anche loro prima o poi.

La follia si trasforma in un racconto di King la notte. Buio, silenzio, luce al neon blu lungo i corridoi, una piccola lucetta sempre blu in camera. Qualche passo di infermiera che porta in giro i carrelli con le medicine per i pazienti. Rumore di ruote che cigolano. Tocca a noi. Il silenzio interrotto da un grido disperato di aiuto. Qualche minuto. Silenzio ancora. Qualche singhiozzo ancora. Il rumore delle auto lontane. 

A fatica arriva il mattino.

Odio il numero 19.

Odio gli struzzi.

Esco stasera, il mio turno è finito.

Saluti.

Simone Gavana

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