sabato 19 aprile 2014

ISTRUZIONI PER L'USO - PARTE 3


Qua incominciano le vere prove di forza...

Stasera si parla di urla, strepiti e pianti: insomma i capricci.

Il capriccio è una fase della crescita del bambino che colpisce penso tutti, indistintamente maschi e femmine, che abbiano dormito o meno, che siano viziati o no. Da lettura e da esperienza la prima fascia di età è quella che si interpone tra i 2 e 3 anni. Qui il bambino comincia ad avere consapevolezza di se stesso e del mondo che lo circonda. L'interazione con le persone più grandi diventa migliore e lui stesso vive il mondo intorno a se, sia fisicamente che mentalmente, in modo diverso. Il capriccio diventa naturalmente un modo di imporsi e di mostrarsi agli adulti.

Benché il capriccio sia una forma di comunicazione molto forte in cui il bambino dice: "Eccomi sono qua!" risulta estremamente diseducativo assecondarlo ed il consentire che venga protratto nel tempo. Sia per quanto riguarda il singolo evento che il susseguirsi di altri capricci. 

Un capriccio può nascere da qualsiasi cosa: il giocattolo non comprato, l'ora di andare a dormire, una richiesta del genitore. Ogni scusa è buona per buttarsi per terra e cominciare ad urlare e divincolarsi.

Normalmente comincia con delle richieste sempre più insistenti o continui rifiuti a qualcosa che il genitore chiede o che non da al bambino. Successivamente tende a diventare un atto quasi violento con il bimbo che urla e strilla spesso accompagnando il tutto con calci e pugni a chi gli sta vicino. Questo può andare avanti anche per 30-40 minuti.

Ho trovato un solo modo per "combattere" il capriccio. Indistintamente che esso avvenga tra le mura domestiche o, per esempio, al supermercato: ignorare la cosa. 

Le regole a riguardo sono semplici:

1 - cercate di far calmare il bimbo appena vedete che il capriccio comincia cercando di fargli capire il vostro punto di vista ed eventualmente il suo errore;
2 - nel caso non si calmi ignoratelo fino alla fine del capriccio.

Non preoccupatevi se comincia ad urlare, scalciare, imploravi o chissà cosa d'altro. Non dategli retta. Il bambino deve esaurire la sua rabbia da solo in modo che capisca che è sbagliato e che far così non lo porta a nessun risultato. Dall'altra parte, se un genitore cominciasse a seguire il bambino nel capriccio non arriverebbe a nessun risultato. Anzi peggiorerebbe solamente la situazione "educando" il piccolo a credere che tali comportamenti violenti portano a dei risultati veloci.

Niente di più sbagliato. E mi raccomando resistete anche se spesso diventa difficile soprattutto quando si torna a casa stanchi dal lavoro.

Mi è capitato spesso che la figlia grande (quella piccola non è ancora in età da capriccio) facesse delle scene terribili: a terra urlando, piangendo e scalciando. A volte persino alla mattina prima di andare all'asilo. Vi lascio immaginare la fatica per vestirla e sistemarla per uscire. Dopo alcuni tentativi falliti di sedare il capriccio, l'unica cosa veramente utile è stata ignorarla. Chiudere la porta della cucina ed aspettare che la bambina si calmasse da sola. Dopo un po' di volte i capricci si sono conclusi come sono arrivati. 

Riassunto: qui cominciano i primi scontri con i genitori. Consiglio: pazientate e non disperate passeranno. 

Saluti

Simone Gavana

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