mercoledì 21 dicembre 2016

ANDATA E RITORNO


Milano Stazione Centrale, lunedì mattina, ore 12 circa, di ritorno da Roma ...

Dal treno scendo io assieme alle mie figlie, mia moglie, mia madre e mio padre. Il racconto, dopo tempo in cui sono stato assente, è quello di un viaggio. Non parlo della Mayflower e neanche del Titanic, ma mi va di raccontarlo.

Spesso nella letteratura il viaggio è inteso come la ricerca di qualcosa a cui si aspira. La ricerca di se stessi, di una persona, di uno stato mentale. Molto spesso il percorso è svolto in solitudine ed i personaggi che si incontrano sulla strada sono solo di contorno. A volte ci si ferma ad ascoltarli, a volte non li si degna di uno sguardo. Si scelgono percorsi, si sbagliano strade, si lasciano a casa gli amici e si ascoltano le persone sbagliate. Ci sono giorni che ci si ferma per un pò nello stesso posto, ci sono giorni che non si fa sosta. Nei racconti scritti su carta si raggiunge comunque sempre la meta. La realizzazione del proprio io, lo scopo ultimo. A volte raggiunte le ultime pagine del libro si fa dietro front, altre volte no e si rimane dove si è arrivati.

Un pò è stato così anche per me.

Qualche giorno prima di questo lunedì mattina ho preso un treno, assieme alle persone che mi amano e che io amo, alla scoperta di chi sono diventato. Alla ricerca di cosa voglio. Il motivo vero del viaggio è poco importante, di sicuro non fondamentale per queste pagine; ho voluto di proposito che poche persone lo sapessero. Un pò perché io sono così, poco incline alla visibilità, un pò di proposito.

Guardando fuori dal finestrino, guardando le mie figlie giocare, guardando mia moglie leggere, guardando i miei genitori parlare, mi sono accorto di aver viaggiato spesso da solo nella mia vita, rifiutando aiuto, rifiutando sorrisi, rifiutando abbracci, rifiutando amore. Ho vissuto silenzioso, ho vissuto scontroso, ho vissuto per quello che ero. 

E quel demone che spesso mi contorce le budella dal profondo ha preteso che io virassi verso un'altra rotta. Spesso controvento. Piano piano ha rosicato le mie convinzioni, i miei dogmi, le mie paure, i miei desideri. Ho combattuto per non perdere la rotta, per rimanere attaccato alla mia inutile esistenza. Mi ha rovesciato, ha messo a soqquadro le mie convinzioni fino a farmi urlare: basta hai vinto, dimmi cosa vuoi che io sia!!! 

Quante mattine, davanti ad uno schermo, la sagoma che si rifletteva lieve non era la mia. 

Non avevo più le forze per fermarmi. Non ero più io e lo sapevo. Allora ho deciso di fare l'unica cosa che potessi fare: lasciarmi trasportare. E questo è stato. Ma il mio viaggio è stato verso un luogo che io già conoscevo. Quelle rotaie mi avrebbero portato a visitare qualcosa di reale e non di metafisico. Io ero là che aspettavo le persone che amo e di cui non posso fare meno.

Per cui ho deciso di portarle con me e di mostragli chi sono, cosa sono e perché tutto ciò che era prima non è più. Ho deciso di aprire la mia anima a chi l'ha sempre ricercata.

Non so se tutto ciò rimarrà una singolarità, se ci saranno altri di questi viaggi, so solo che per una volta nella mia vita sono riuscito a dare tutto me stesso, la mia vita, le mie paure, i miei sogni a cinque persone che hanno avuto la forza di seguirmi.

Buone feste ... credo che tornerò a scrivere più spesso, mi mancava tutto questo ... ovviamente figlie e cascina permettendo ... 

Simone Gavana

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lunedì 20 giugno 2016

NEWS


Quando ci si alza alla mattina, si leggono i giornali e si pensa alle proprie figlie ...

Ore 7.00: Ballottaggi, 8.6 milioni di italiani impegnati alle urne. Mi viene da ridere, proseguiamo oltre. Non ho la minima voglia di pensare al futuro roseo che aspetterà le mie figlie in questo paese morente. Scappate se potete.

Ore 9.00: Colombia, indagato per la scomparsa di una donna confessa venti omicidi. Qui mi viene meno da ridere, credo che permetterò di uscire da sole alle mie figlie intorno ai 50 anni quando, presubilmente, io sarò tanto rimbambito da no accorgermene oppure sarò già polvere nella polvere.

Ore 11.00: Indonesia, frane ed inondazioni con 24 morti e 26 dispersi. Vedi sopra, se non escono di casa non possono essere ne soggette ad inondazioni ne a frane. Abitiamo al terzo piano. Il naviglio non ci arriva fin lassù.

Ore 13.00: Poca igiene ed alimenti nocivi: Nas hanno chiuso 37 mense in un anno. Tenuto conto che le mie figlie mangiano nelle mense delle loro rispettive scuole non sono molto confortato dalla cosa. Per di più la mia piccola ha anche qualche allergia e quindi cosa devo fare? 

Ora 15.00: Benevento, cadavere di una bimba trovato nella piscina di un casale. Notizia che, unità alla serie TV Law and Order special victims unit che stiamo guardando ultimamente io e mia moglie, mi fa rabbrividire il sangue. Mi fa venire il magone. Mi fa venire la voglia di fare il porto d'armi e comprarmi un paio di uzi.

Ore 17.00: Orlando, strage: killer al telefono col 911 sono un soldato islamico. A questo punto ho già le mani ne capelli per strapparmi i capelli.

Basta mi fermo qui con la lettura dei giornali, se no mi suicido io. Quando leggo certe notizie mi chiedo per quale motivo abbiamo deciso di avere delle figlie. Da piccole non ti fanno dormire, da adolescenti non ti fanno dormire, da grandi non ti fanno dormire. Per un motivo o per l'altro non ti fanno dormire.

Escono di casa e non sai se rientrano vive o affettate da qualche maniaco paranoico a cui da piccolo vietavano di usare il sapientino regalatogli dalla zia a cui, quindi, uno psicologo ha diagnosticato una qualche paranoia dovuta a tale divieto.

Poi, però, succede che ...

... ore 20.30: ti metti in fila all'ingresso dell'auditorium del tuo paese spingendo per comprare un paio di biglietti per uno spettacolo di musical prima di tutti gli altri. 

... ore 20.45: tua moglie ti ringhia dietro obbligandoti a rimanere davanti alla porta d'ingresso del teatro in modo da poter correre per prendere posto nelle prime file che teoricamente sono già prenotate per i genitori, ma che immancabilmente sono poi occupate da nonni, zii, fratelli, badanti, ecc ecc.

... ore 21.00: accaldato, dolorante e con un gran mal di testa vedi oscurarsi la sala, aprirsi il palco e dalle quinte uscire una bimba di 6 anni vestita da Cappellaio Matto che salta, balla e recita.

... ore 22.00: la abbracci e le dici che il papà è tanto fiero di lei.

E per inteso, non leggo più giornali e non guardo più i tg.

Saluti.

Simone Gavana

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sabato 21 maggio 2016

VIA IL GATTO I TOPI BALLANO


O per meglio dire via i topi il gatto si riposa ...

Credo che sia una serata a dir poco da ricordare. Niente di eclatante, non sto mica andando a ballare. Non sto arrivando alla conclusione di qualche importantissimo esperimento da cui dipendono le sorti del genere umano. Non sto facendo nulla si strano se volete saperlo. Sono semplicemente seduto a scrivere ... da solo. Si da solo ...

Ma facciamo un paio di passi indietro per capire la situazione in cui mi trovo. 

E' da qualche settimana che mia moglie si è organizzata, proprio per stasera, una di quelle serate che oserei chiamare, passatemi il termine, "senza un domani". Il caro vecchio sex (non con me ...), drugs and rock'n roll. Appena ha saputo la data il suo primo commento è stato: "Siccome tornerò tardi e conciata da buttare via voglio dormire senza nessuno che stressa!!!". La mia risposta da vero gentleman e marito perfetto, dopo averla guardata con uno sguardo del tipo "ma dove cazzo vai!?", è stata: "Tranquilla mi sveglio e porto le bimbe fuori da casa". Credo che nessun regalo che le abbia mai fatto potesse essere anche solo lontanamente paragonabile a questa promessa. Ammetto che a ruoli invertiti mi ha salvato dalle grinfie delle mie figlie, quindi, la cosa è assolutamente dovuta.

Detto questo ero già pronto a trasformarmi nel perfetto padre della domenica. Sole, bici, parchetto, nonni, ecc ecc ecc. 

In tutte le storie, badate bene, c'è sempre un però. Ed anche in questa c'è. Ed è la cigliegina sulla torta.

Un paio di giorni fà le bimbe tornano a casa la sera, dopo che le ha riaccompagnate il nonno, con una richiesta: possiamo dormire a casa dei nonni venerdì sera? Io e mia moglie ci guardiamo e la risposta in coro è stata: "Andate sabato sera che la mamma non c'è".

Bingo ... !!!

Torniamo al presente. Quindi riassumendo: mia moglie è uscita e chissà quando e se tornerà e le mie figlie sono a dormire dai nonni. Sempre se non mi telefonano per recuperare la più piccola in crisi di nostalgia. Sapete cosa vuol dire? 

La prima ed in assoluto la più importante di tutte le cose è potersi godere un po' di silenzio. Il silenzio è una cosa inestimabile che solo chi ha figli può capire quanto possa valere. Nessun pianto, nessuna scena per lavarsi i denti, nessun capriccio al termine dei cartoni animati, nessun sali e scendi dal letto prima di addormentarsi. Solo il rumore delle macchine che corrono sulla strada che costeggia il mio palazzo ed il sibilo in sotto fondo del motore del frigorifero. 

Un'altra cosa da non sottovalutare è la possibilità di camminare per casa normalmente e passare da una stanza all'altra accendendo le luci. Non so voi cari genitori, ma quando le mie figlie vanno a dormire se solo provo a fare un minimo di rumore mia moglie mi incenerisce con lo sguardo. Ed ovviamente devo andare in giro per casa con la torcia del cellulare: guai ad accendere la luce del bagno prima di andare a letto. Fossi matto!!!

Al di là di quanto sopra una cosa mi sono goduto più di tutte. E non parlo di nulla che riguardi l'assenza delle mie figlie o la potenziale notte di sonno oppure la possibilità di farmi gli affari miei. Si certo tutto immensamente piacevole che ogni tanto rigenera le membra. In realtà la cosa più piacevole di tutte è stato un pensiero, una fantasia. Immaginare mia moglie che si prepara, che si trucca, che si veste per uscire libera da pensieri. Immaginare che torna e si infila sotto le coperte, magari ancora inebriata dai fumi dell'alcol. Immaginare che mi sveglia ... insomma ciò che si chiama eros o desiderio. 

Bel sogno ... andiamo a letto che almeno recupero qualche ora di sonno che ne ho parecchie arretrate. Una cosa è certa: domani il padre della domenica lo farò comunque perché mia moglie di sicuro sarà uno straccio fino a metà pomeriggio. 

Buona serata Simona ...

Saluti.

Simone Gavana

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lunedì 15 febbraio 2016

SCAPPO DALLA CITTA' ... LA VITA, L'AMORE E LE VACCHE ...


Forse le uniche cose che non centrano sono le vacche ...

Non so chi di voi conosce questo film (Scappo dalla città, la vita, l'amore e le vacche). E' un film, una commedia leggera americana con protagonista Billy Crystal, di metà anni novanta. Wikipedia mi dice che è del 1994 per la precisione. E' la storia di tre amici, tre ragazzi cresciuti di circa quarant'anni, sposati con figli. Ognuno con qualche problema che nasce dalla propria vita quotidiana, dal divorzio con la moglie, da un lavoro poco appagante, dallo stress cittadino che li affligge, dalle solite cose insomma. Dopo varie peripezie iniziali, decidono di fare una vacanza tutti e tre assieme, lontano dalle rispettive famiglie, chi per ritrovare se stesso e chi per dimenticare i problemi della vita. 

Il protagonista mi affascina in particolar modo: ironico e stressato. Soprattutto stanco, ma con una gran voglia di ritrovare quel sorriso che sembra avere perso. E' consapevole della necessità di fare una piccola svolta per ritrovare quel percorso smarrito chissà dove.

Nella mia storia non ci sono vacche, non ci sono cow-boy, non ci sono divorzi, non ci sono tre amici che scappano dalla città, ma alcuni particolari si assomigliano comunque.

Metà dicembre, circa quel periodo in cui cominci a pensare ai regali di Natale. Cosa fare alle figlie, cosa fare a tua moglie e via così. Penso che lo sappiate meglio di me. Era almeno un paio di mesi che mi balenava in testa l'idea di prendere mia moglie ed andare via qualche giorno lontano, solo io e lei. E per lontano intendo fuori dall'Italia, lontano da tutti e da tutto. 

Ammetto subito due cose, credo che possano anche considerarsi fisiologiche ad un certo punto della propria vita.

La prima: era davvero tanto tempo che sentivo la necessità di stare da solo con mia moglie, senza bambine, lavoro, parenti e via discorrendo.

La seconda: era davvero tanto tempo che sentivo la necessità di liberarmi di tutto, bambine, lavoro, parenti e via discorrendo. Anche solo per pochi giorni. Prendete questa frase e lasciatela lì per un istante, evitate commenti ancora, ci tornerò fra poco.

Quindi perché non risolvere il tutto facendo un bel regalo di Natale a mia moglie? Un bel viaggio. A questo punto mi si sono presentati due problemi: quando andare e se condividere la cosa preventivamente con mia moglie.

Il primo problema si è risolto in breve tempo, la scelta è ricaduta sulla data dei nostri 10 anni assieme. Poco tempo dopo Natale, il 4 febbraio, il tempo giusto per organizzarci con le bambine senza affanni. Sul secondo problema ci ho pensato un po'. Semplice, se avessi condiviso la mia idea sarebbero nati mille problemi: le bambine si, le bambine no, problemi si, problemi no. Non avrei mai prenotato, non saremmo mai andati, punto e stop.

C'è un semplice motivo per cui ho deciso di fare di testa mia, perché sono più freddo e distaccato di mia moglie. Riesco a lasciare certe preoccupazioni distanti quando è necessario. Allora una mattina di metà dicembre ho prenotato il B&B ed il volo. Destinazione Parigi ...

Quando ti capita una figlia che ha avuto problemi come è capitato a noi ti fai mille domande per qualsiasi cosa. Anche un semplice gesto come un week-end solo con tua moglie a volte diventa una cosa insormontabile. Ti senti in dovere di esserci sempre. Di controllare ogni suo passo. Scruti quotidianamente ogni centimetro del suo corpo. Il 99% dei tuoi discorsi riguardano lei e l'altra figlia. La bambina sta bene, alti e bassi a volte, ma il più è passato. Cresce, comincia ad avere le prime amichette, ecc ecc. Noi invece siamo rimasti con la testa al passato. E' inutile negarlo, viviamo con il terrore di rivederla come prima.

Ho sentito la necessità di staccarmi, di staccarci da tutto questo. Ho sentito la necessità di ritrovare il silenzio intorno a me, eccetto la presenza di mia moglie. Ho sentito la necessità di tornare un ragazzo ed una ragazza. E per questo la mia anima ha combattuto parecchio. E' così sbagliato? E' sbagliato sentire la necessità di essere libero ogni tanto? Sono un padre peggiore adesso? Sono un orco? E' così strano avere bisogno della sola presenza di mia moglie? 

Io le amo le mie figlie. Non mi sento di dover aggiungere altro.

Ho parlato con una persona che forse ne capisce più di me di bambini e di persone. Mi ha tranquillamente detto che ho fatto bene, che il distacco è giusto. Le bambine sono state bene dai nonni ... anzi fin troppo bene. Il Toys si è svuotato di giochi in quel week-end.

Soprattutto ho parlato con mia moglie ... chissà quando mi ricapiterà ancora.

Saluti.

Simone Gavana

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venerdì 25 dicembre 2015

LUCI SUL PALCO



L'insonnia ti accompagna come un'amica fedele ...

Non sentite la morsa della vita sul collo? Non molla il colpo. Non abbassa gli occhi. Ghigna, ride, ti sbeffeggia. Ti guarda con le braccia tese e le mani cinte alla tua giugulare: stringe, soffochi, molla. Un sospiro di sollievo. Ride. Le sue mani stringono, soffochi, molla ancora la presa. Preghi che sia l'ultima volta. Quella tortura è destinata ai dannati dell'inferno, non a te. Chi l'ha fatta entrare in casa tua? Chi ha permesso che diventasse lei la padrona della tua vita? 

Il cuscino ed il letto diventano un campo di battaglia. Sbuffi, ti giri, ti rigiri. Apri gli occhi, chiudi gli occhi. Guardi l'ora, il tempo si ferma. Anche lui ti è nemico. Ti permette solo di pensare. Pensare. Pensare. Ti concede l'unica libertà di stringerti le mani in testa per cercare di fermare il trambusto che ti sballotta il cervello. Non puoi. Non ora.

Odi come ogni pensiero sia sempre lì pronto prenderti a calci, a farti capire da quanto non sei più bambino. A ricordarti che non puoi essere debole. A ricordarti che prima o poi i minuti scorrono e che le tue spalle possenti si dovranno alzare a sorreggere il tuo mondo. 

Lo fai. 

Cerchi fino allo stremo delle forze quel bambino che non c'è più. Cerchi il desiderio di giocare. Cerchi i pensieri liberi di essere quello che più vuoi. Cerchi la semplicità delle cose. Vuoi liberarti di quelle catene che ti legano le caviglie da troppo tempo. Quel suono di ferraglia che senti quando cammini è diventato insopportabile. Ti fanno inciampare e non ti permettono di correre. Libero.

Dov'è la mia seconda possibilità? Me la sono già giocata? Vuoi dire che mi è già stata concessa e non me ne sono accorto? Sono così stupido? Così ignorante? Ho i brividi, non posso crederci. Non voglio crederci.

No, tutti hanno una seconda possibilità ed io non me la faccio sfuggire.

Arriva quando tua figlia ti prende per mano e ti dice: "Papà vieni con me. Seguimi nel mio mondo. Gioca con me".

Allora con le gambe tremanti come se fosse un gesto insormontabile attraversi l'ingresso di un piccolo teatro di paese dove una maestra di musical attende i suoi piccoli allievi ed i loro genitori. 

La seconda possibilità è là in fondo che ti aspetta, sotto le luci di un palco. 

Ti è concesso un tempo breve, non hai tutta la vita, deve essere sfruttata con astuzia, convinzione e non si deve esitare. Pena: tutto svanirà senza altre possibilità. Sali allora la scaletta che porta sul palco, ti siedi di fianco a tua figlia ed ascolti cosa devi fare. Non sei solo, hai la fortuna che ti sia spiegato il gioco. Per lei è la cosa più naturale al mondo. Per te la cosa più difficile al mondo. Per cui l'unica cosa da fare è lasciarsi andare.

Inizia la danza, la musica, il gioco, il teatro, la finzione. Fatichi all'inizio, ma ciò che desideri di più è giocare con tua figlia ed essere quello che ti ha chiesto di essere. Prima sei un gigante, poi sei un nano. Dopo sei arrabbiato e poi felice. Disegni nell'aria ad occhi chiusi qualcosa che fatichi a capire da dove lo hai tirato fuori. Ti specchi in mille immagini diverse che danzano di fronte a te come folletti in festa. Ed in fine ti muovi veloce a cercare dei ladruncoli che scappano sulle note di una melodia incalzante: "Fermi tutti siete in arresto!!!". 

Sono libero.

Mamma, Papà ... la maestra ci ha detto che l'ultima lezione di musical la facciamo assieme ad un genitore. Chi viene di voi due? 

Vengo io amore mio.

Saluti.

Simone Gavana

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venerdì 20 novembre 2015

FERMATI ... E' ORA DI RESPIRARE


E' fisiologica il tentativo di far quadrare la propria vita ...

Capita, a volte, che non si dorma per una notte.

Capita, a volte, che non si dorma per due notti di seguito.

Capita, a volte, di non riuscire a dormire per la terza notte consecutiva.

Può anche capitare che alcune giornate possano sembrare insormontabili, lunghe, interminabili, faticose, estenuanti. Ci sono quelle giornate in cui è tutto tremendamente difficile. Quelle giornate in cui tutto si somma in maniera negativa. E' probabile che cerchi di sobbarcarti tutto sulle tue spalle, che le preoccupazioni le lasci fuori dalla porta, che la fatica la accantoni nell'armadio fino a quando le ante non si riescono più a chiudere. E tu spingi per tenere tutto chiuso.

Purtroppo capita anche che una mattina ti svegli e tutto cioè che si è sommato ti aspetta fuori dalla camera da letto e presenta il suo conto. I suoni risultano ovattati; le scene confuse; le richieste si scambiano per grida; le grida diventano assordanti; la gioia è presa per confusione; l'amore per odio. E quell'impalcatura che tanto hai rafforzato per sembrare impenetrabile, per sembrare un super-eroe, per vincere davanti agli occhi increduli di chi ti ama incondizionatamente, vacilla, tentenna ed infine piano piano cade. L'impatto a terra crea un fragore assordante, poni i palmi delle mani alle orecchie per non sentire, ma non è quello che ferma tutto perché quel suono arriva direttamente al cuore e lo rende insensibile, glaciale, morto. 

Non sono onde sonore che fanno vibrare l'aria e vengono poi percepite dal canale uditivo. No, no ... è qualcosa di diverso. E' la tua anima che urla, grida disperata dentro, chiede forsennatamente aiuto. Come capirla ...!? Ma non capisci? Non vedi che ti tende una mano per aiutarti ... ? No, non lo vedi ... 

Allora non riesci più a gestire quello che ti circonda: il solo prepararsi per uscire di casa diventa un pretesto per sgridare. Una parola non spiegata un'onta da cui difendersi fino alla morte. La vendetta l'unica arma a disposizione.

E' molto semplice la spiegazione: cerchi ti far quadrare tutto, ma nella tua testa poi non torna niente. 

Allora sali in macchina. Il rumore del motore, il traffico che ti sfreccia di fianco, la radio accesa, le case che superi, il paesaggio che diventa campagna. Il tutto un sottofondo lontano che ti culla fino al lavoro. Sole, nebbia, pioggia, vento, neve ... e chi li vede? Nulla è percepibile, cerchi di comprendere cosa accade davanti a te, ma non capisci cosa stai guardando.

Scendi dalla macchina, cammini con la borsa in mano, apri la porta dell'ufficio e ti siedi davanti alla scrivania.

Solo. Silenzio. Non c'è ancora nessuno.

Gli occhi si gonfiano. Ti metti le mani in faccia, le lacrime solcano le guance, le lacrime passano tra le dita e bagnano il dorso della mano. Inumidiscono quelle mani secche. Quelle mani che ti nascondono, che ti difendono, che ti celano alla realtà. Il tutto, però, è silenzioso come se, per l'ennesima volta, non puoi, non devi, non vuoi, non riesci ... a mostrarti al mondo.

E allora l'unica via è chiedere scusa per la tua fragilità, per tua viltà, per la tua incapacità di imparare dagli errori che costantemente si ripetono, che costantemente ripeti e che ricadono sempre e solo sulla pelle di chi ti ama incondizionatamente. E tu te ne accorgi sempre dopo. Ma perché? Perché sempre dopo e mai nel momento giusto?

Come cazzo è possibile far quadrare il cerchio? Come cazzo è possibile rendere una cazzo di figura rotonda a quattro lati? Ma chi ha inventato questa stronzata? E' la più grossa puttanata che io abbia mai sentito!!! E di puttanate ne ho sentite tante nella mia vita ...

Scusatemi ... scusatemi ... è l'unica cosa che riesci a dire ... ma le scuse non servono!!! Non le voglio le tue scuse, non mi servono a niente. Servi tu!!!

Fermati ... è ora di respirare ... 

Impara a vivere con loro ... non a vivere per loro ...

Saluti.

Simone Gavana

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domenica 27 settembre 2015

100 CENTIMETRI


100 centimetri, al di là dei facili doppi sensi, è l'altezza media di un bambino di 6 anni ...

Sabato pomeriggio, classico impegno famigliare: festa dei primini della scuola elementare. La giornata si articola nei seguenti punti fondamentali (e guai a sgarrare, altrimenti pena il dover portare la giustifica lunedì mattina in quanto la giornata è vista come normale vita scolastica):

1) ritrovo presso il cortile fronte entrata elementari (30° sotto il sole con asfalto caldo sotto i piedi)
2) camminata di circa 2,5 km lungo le vie del paese (bambini per lo più in stato selvaggio che fatichi a fare stare in fila);
3) fermata di ristoro presso cascina (acqua finita, per prendere un bicchiere di té diventa necessario avere nozioni base di guerriglia urbana)
4) ritorno a scuola con spettacolo dei bimbi con genitori tenuti a debita distanza tramite transenne (tranne i soliti furbi che scavalcano e vanno a fare le foto ad un centimetro dai bambini ignorando il perimetro creato dalle maestre con un certo criterio).

A parte le solite provocazioni a cui ho abituato il mio pubblico ed i soliti facili commenti banali che ho inserito tra parentesi qua sopra, giornata bellissima. E' bello poter stare con i propri figli in certe occasioni.

Comunque stasera non volevo parlare della giornata in se, ma di altro. Sono tornato di corsa dal lavoro sabato nel primo pomeriggio, salgo in fretta in casa per sistemarmi e mettermi la prima maglietta che mi fosse capitata per le mani ... e mi sono detto: ma si tiriamo su la reflex che faccio due foto a mia moglie ed alla bimba. Ultimamente mi è salito il trip delle foto, forse mi riesce bene forse no, per fortuna a qualcuno piacciono. Comunque sono arrivato all'appuntamento a scuola con figlia e moglie e mi sono trovato una miriade di bambini che correvano e ridevano.

Come nei film, tutto al rallenti, suoni soffusi, scene estrapolate dalla realtà. E' stato quasi naturale chiedersi come fosse il mondo dalla loro realtà, dalla loro altezza. Cosa vedono i loro occhi. Noi siamo qua in alto, loro lì in basso.

Emozioni, sensazioni, gioie, dolori sono tutti proporzionati alla loro altezza. Ho cercato di ricordarmi cosa volesse dire. Non mi veniva in mente. Ho provato a capire cosa cambiasse. Non è per niente facile.

Allora ho fatto la prima cosa che sembrava sensata per percepire solo in minima parte il loro punto di vista: mi sono abbassato alla loro altezza ed ho cominciato a scattare.

Questo link è il risultato: www.behance.net/gallery/29869113/Portrait3

Se non si apre direttamente cliccandoci sopra, copiatelo ed incollatelo nel vostro browser. Teoricamente il link si dovrebbe aprire direttamente, ma io non riesco in nessuna salsa, vedete voi.

Siccome non ho fatto firmare nessuna liberatoria a nessuno, evitate di denunciarmi, ma chiedete semplicemente la rimozione della foto e sarà fatto. E visto che vorrei anche evitare facili ipocrisie, dato che riempite le pagine dei social con foto senza chiedere il permesso, godetevi i vostri figli, non li ho messi certo a scopo di lucro e neanche perché sono un porco bavoso pervertito che ha nell'armadio il classico impermeabile da maniaco. Nel caso diventassi milionario con queste quattro foto vi darò la vostra parte.

Saluti.

Simone Gavana

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