mercoledì 21 dicembre 2016

ANDATA E RITORNO


Milano Stazione Centrale, lunedì mattina, ore 12 circa, di ritorno da Roma ...

Dal treno scendo io assieme alle mie figlie, mia moglie, mia madre e mio padre. Il racconto, dopo tempo in cui sono stato assente, è quello di un viaggio. Non parlo della Mayflower e neanche del Titanic, ma mi va di raccontarlo.

Spesso nella letteratura il viaggio è inteso come la ricerca di qualcosa a cui si aspira. La ricerca di se stessi, di una persona, di uno stato mentale. Molto spesso il percorso è svolto in solitudine ed i personaggi che si incontrano sulla strada sono solo di contorno. A volte ci si ferma ad ascoltarli, a volte non li si degna di uno sguardo. Si scelgono percorsi, si sbagliano strade, si lasciano a casa gli amici e si ascoltano le persone sbagliate. Ci sono giorni che ci si ferma per un pò nello stesso posto, ci sono giorni che non si fa sosta. Nei racconti scritti su carta si raggiunge comunque sempre la meta. La realizzazione del proprio io, lo scopo ultimo. A volte raggiunte le ultime pagine del libro si fa dietro front, altre volte no e si rimane dove si è arrivati.

Un pò è stato così anche per me.

Qualche giorno prima di questo lunedì mattina ho preso un treno, assieme alle persone che mi amano e che io amo, alla scoperta di chi sono diventato. Alla ricerca di cosa voglio. Il motivo vero del viaggio è poco importante, di sicuro non fondamentale per queste pagine; ho voluto di proposito che poche persone lo sapessero. Un pò perché io sono così, poco incline alla visibilità, un pò di proposito.

Guardando fuori dal finestrino, guardando le mie figlie giocare, guardando mia moglie leggere, guardando i miei genitori parlare, mi sono accorto di aver viaggiato spesso da solo nella mia vita, rifiutando aiuto, rifiutando sorrisi, rifiutando abbracci, rifiutando amore. Ho vissuto silenzioso, ho vissuto scontroso, ho vissuto per quello che ero. 

E quel demone che spesso mi contorce le budella dal profondo ha preteso che io virassi verso un'altra rotta. Spesso controvento. Piano piano ha rosicato le mie convinzioni, i miei dogmi, le mie paure, i miei desideri. Ho combattuto per non perdere la rotta, per rimanere attaccato alla mia inutile esistenza. Mi ha rovesciato, ha messo a soqquadro le mie convinzioni fino a farmi urlare: basta hai vinto, dimmi cosa vuoi che io sia!!! 

Quante mattine, davanti ad uno schermo, la sagoma che si rifletteva lieve non era la mia. 

Non avevo più le forze per fermarmi. Non ero più io e lo sapevo. Allora ho deciso di fare l'unica cosa che potessi fare: lasciarmi trasportare. E questo è stato. Ma il mio viaggio è stato verso un luogo che io già conoscevo. Quelle rotaie mi avrebbero portato a visitare qualcosa di reale e non di metafisico. Io ero là che aspettavo le persone che amo e di cui non posso fare meno.

Per cui ho deciso di portarle con me e di mostragli chi sono, cosa sono e perché tutto ciò che era prima non è più. Ho deciso di aprire la mia anima a chi l'ha sempre ricercata.

Non so se tutto ciò rimarrà una singolarità, se ci saranno altri di questi viaggi, so solo che per una volta nella mia vita sono riuscito a dare tutto me stesso, la mia vita, le mie paure, i miei sogni a cinque persone che hanno avuto la forza di seguirmi.

Buone feste ... credo che tornerò a scrivere più spesso, mi mancava tutto questo ... ovviamente figlie e cascina permettendo ... 

Simone Gavana

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